Passione e creatività
- pittore Angelo Turin, la sua vita, le sue opere
Angelo Turin è stato un piccolo miracolo per questa cittadina. L'amata al punto da restare a viverci. Ha risolto così il problema che si pone all'artista che nasce in un centro medio piccolo: gliene siamo grati. E' nato con nelle mani il senso della figura umana: la sua matita o il gessetto, o il pennello grondante di pittura assaltavano la tela come una bacchetta per la direzione d'orchestra serpeggia l'aria a dirigere una fuga per organo o dei capricci intemerati per violino. Volendolo paragonare pur nell'approssimazione nei confronti, ai tre maestri che in questo secolo andato hanno abitato Brera a partire da Melegnano, Bersani, Marchini e Oldani, forse si può dire così: Bersani tesseva paglie, quasi come un divisionista. Marchini segnava forte l'elegia della forma. In Oldani era il colore a ricreare il mondo. Turin rubava nel calamaio dell'aria il suo segno che fissava increspato come acqua, perchè altra brezza non potesse riprenderselo e portarlo con sè nella cancellazione. Cordiale con tutti ma consapevole delle qualità che lo differenziavano da chi conduce una vita comune, ha ad esempio saputo mantenere un giusto riserbo rispetto alla politica e ai politici: che qualcosa hanno spesso nella dispensa per sè e per gli altri. Detto altrimenti, Turin ha saputo essere dignitoso. Un uomo che ha saputo vivere l'arte e d'arte. Era un pittore che praticava una pittura che andava incontro, fuori dalla natura delle cose, ad un ingiovanimento progressivo. Più passavano gli anni e più le tele di Turin ospitavano primaverilità. Era come se il lordume civile che la nostra penisola ha progressivamente inoltrato, segnasse si lentamente il suo corpo ma non il suo gesto pittorico incoercibile. La pittura di Turin è un elemento naturale di questa cittadina, che si è insediata con discrezione, senza clamori, non volendoli, non amandoli. Guido Oldani
Esistono diverse cause di natura interpretativa che tendono variabilmente a conciliare l'oggetto visivo con una particolare condizione dello spirito. Allora nascono dei personaggi immaginari, più intuiti che reali, impegnati a completarsi presso quella sensibilissima zona del sentimento che riesce meglio ad esprimere, attraverso la creazione dell'arte i propri stati d'animo.
Angelo Turin non trascende dalla mera visione degli oggetti per ricostruire nuove trame interessate di suggestive memorie e di immagini sognanti ma non per questo diseducate ai climi della realtà. Immaginare non basta ammonisce Turin, occorre soprattutto esprimere la propria vitalità nell'inflessibile impegno delle ricerche operando in senso costruttivo e cioè senza mai deflettersi da una rigorosità dei canoni tradizionali. Renzo Civardi